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Una teologia del lavoro - Mons. Prof. Martin Schlag

 

Che lo si associ alla fatica o alla piena espressione del proprio estro, che sia fonte di dolore o di gioia, che comporti uno sforzo fisico o mentale, il lavoro è costitutivo della persona umana. Ma qual’è il piano di Dio sul lavoro umano?

L’enciclica Laborem Exercens di Giovanni Paolo II apporta un contributo fondamentale su questo tema alla storia intellettuale, contributo a cui hanno attinto pensatori e politici di tutto il mondo. Per questo motivo a 40 anni dalla sua pubblicazione, abbiamo voluto illustrare la fecondità e la rilevanza di questa eredità.

Il Prof. Mons. Martin Schlag (Alan W. Moss Endowed Chair for Catholic Social Thought all'Università St. Thomas, Minnesota, US, Direttore del John A. Ryan Institute, Minnesota, US, Direttore del Centro di Ricerca MCE, Roma) ci introduce all’opera Holiness Through Work: Commemorating the Encyclical Laborem Exercens illustrando la sua posizione sul tema trattato.

 

La Bibbia e i Padri della Chiesa sul Lavoro - Prof. Giulio Maspero

 

Secondo l’enciclica Laborem Exercens «Solo l'uomo è capace di lavorare, e solo l'uomo lavora, occupando allo stesso tempo la sua esistenza sulla terra. Il lavoro porta così l'impronta particolare dell'uomo e dell'umanità, l'impronta di una persona che opera all'interno di una comunità di persone. E questo segno ne decide le caratteristiche interiori; in un certo senso costituisce la sua stessa natura».

A partire da questo assunto, il Prof. Giulio Maspero (Professore di Teologia Dogmatica, Pontificia Università della Santa Croce, membro del Centro di Ricerca ROR: ricerche di ontologia relazionale, Roma) illustra la concezione cristiana del lavoro a partire dalla rivelazione, mostrandoci come il lavoro metta in relazione l’uomo con Dio.

La Bibbia e i Padri della Chiesa sul Lavoro - Prof. Paolo Prosperi

 

Oggi possiamo parlare di società di prestazione? Il fenomeno della great resignation a cui abbiamo assistito nel post Covid indica l’uscita da una società di questo tipo o non è altro che il rovescio della medaglia di una psicologia neoliberale che vede l’uomo ingabbiato in un narcisismo della prestazione? Ma da dove viene quest’idea del self-made man?

In fondo l’uomo afferma la sua identità in virtù della sua forza creatrice, del suo fare la differenza. Ma questa libidine del fare, in cui l’uomo trova la sua gloria, non deriva proprio dalla fede biblica e dall’immagine di un Dio creatore?

Il prof. Paolo Prosperi (Professore di Spiritualità medievale e "Vedere l' Invisibile: spiritualità dell'icona", Pontificia Università della Santa Croce, Roma) mette in discussione la tesi sostenuta dal Prof. Giulio Maspero, in una dialettica per riflettere insieme sulla relazione tra uomo, Dio e lavoro.

Il lavoro come espressione di Dio nell'essere umano - Prof. G. Maspero

 

Come si può uscire da una dimensione narcisistica e prestazionale del lavoro? Come rendere il lavoro più umano e più orientato alla cura dell’uomo?

La prospettiva biblico-patristica ci spiega che il nostro creatore è l’unico Dio che è in sé relazionale e che ha creato il mondo dal nulla costituendolo come un tessuto di relazioni. Dio, infatti, è uno e trino e in quell’unità c’è relazione.  Creato a immagine e somiglianza del suo Creatore l’uomo può, in virtù della sua libertà, cadere in una dimensione in cui lavoro da dono filiale diventa necessità.

Il Prof. Giulio Maspero (Professore di Teologia Dogmatica, Pontificia Università della Santa Croce, membro del Centro di Ricerca ROR: ricerche di ontologia relazionale, Roma) risponde all’intervento del Prof. Paolo Prosperi e ci spiega come sia proprio la dimensione relazionale a far valere il lavoro come espressione dell’immagine di Dio nell’essere umano.

La dimensione soggettiva del lavoro - Dr. Michael Naughton 

 

Qual è la natura del lavoro? Quando possiamo definire un lavoro buono?

Nell’enciclica Laborem Exercens Giovanni Paolo II parla della dimensione soggettiva del lavoro la quale ci aiuta a vedere che quando agiamo, non solo influenziamo e cambiamo oggetti al di fuori di noi stessi, ma, più profondamente, cambiamo noi stessi. Tale dimensione ci permette di considerare il lavoro su tre livelli: fenomenologico, morale e spirituale. Ed è proprio il nucleo spirituale della dimensione soggettiva del lavoro che dà al lavoratore la consapevolezza di sé, di come il lavoro stia cambiando il suo carattere, e la convinzione di creare istituzioni dove altri collaboratori possano crescere e svilupparsi.

Nel corso della webinar series Holiness Through Work: Commemorating the Encyclical Laborem Exercens abbiamo avuto l’onore di ospitare il Dr. Michael Naughton, Direttore del Centro degli Studi Cattolici all' Università St.Thomas del Minnesota, il quale ci ha introdotto alla dimensione soggettiva del lavoro mostrandoci come essa sia fondamentale per una visione integrata del lavoro e per comprendere il ruolo che questo gioca nelle nostre vite.

La santificazione del lavoro - Prof. Mons. Martin Schlag

 

È davvero possibile santificare il lavoro?

A volte siamo troppo frettolosi nell’affermare che un buon lavoro consista nell’operare eticamente servendo gli altri. Ma come coniugare quest’idea con il peccato e con quanto all’interno della nostra società non ha origine dal bene?

A differenza di Sant’Agostino, il quale riteneva il diritto, il governo e l'economia come conseguenze del peccato, Tommaso d’Aquino considerava le attività e le strutture economico-sociali come perfettive della natura umana.

Il Prof. Mons. Martin Schlag (Alan W. Moss EndowedChair for Catholic Social Thought all'Università St. Thomas, Minnesota, US,Direttore del John A. Ryan Institute, Minnesota, US, Direttore del Centro di Ricerca MCE, Roma) sottolinea l’importanza di una visione del mondo tomista, necessaria a capire il senso della dimensione soggettiva del lavoro, e lancia un messaggio di speranza per riflettere sul mondo non solo come luogo perfettibile ma anche come luogo in grado di perfezionare la natura umana.  

 

Perseguire il bene nel lavoro - Dr. Michael Naughton 

 

Come possiamo districarci dal male che abita la nostra società? Come comportarci quando questo invade le nostre realtà lavorative?

Il Dr. Michael Naughton, Direttore del Centro degli Studi Cattolici all'Università St. Thomas del Minnesota, espone la distinzione tra cooperazione formale e materiale, mostrandoci quanto questa sia importante per comprendere le possibilità che ogni persona ha nell’affrontare situazioni che non hanno origine dal bene.

La prospettiva protestante dell'Enciclica - Rev. Richard Turnbull 

 

Nei primi paragrafi dell’Enciclica Laborem Exercens Giovanni Paolo II fa riferimento al lavoro come dimensione fondamentale dell’esistenza umana che edifica la persona umana, trasmette una speciale dignità, e tuttavia penetra profondamente anche nelle questioni sociali del nostro tempo.

L’importanza del lavoro nella realizzazione del benessere economico e sociale dell’umanità non è stata affrontata solo da pensatori cattolici, ma anche da quelli protestanti.

Nel corso della webinar series Holiness Through Work: Commemorating the Encyclical Laborem Exercens abbiamo avuto l’onore di ospitare il Rev. Richard Turnbull (Direttore del Centre for Enterprise Markets and Ethics di Oxford e Professore alla Saint Mary's University di Twickenham, Londra) che ha esplorato alcuni aspetti dell’Enciclica attingendo ai temi e alle risorse della tradizione protestante e ha manifestato l’apprezzamento e la gratitudine che questa tradizione nutre nei confronti del grande lavoro compiuto da Giovanni Paolo II.

Il lavoro: via di santificazione - Rev. Prof. Paul O'Callaghan 

 

Il lavoro ha a che fare con la propria chiamata, la propria vocazione?

Calvino sosteneva che quando l’uomo lavora, lavora con Dio, per Dio e per la gloria di Dio.  Secondo questa prospettiva la santificazione del cuore umano viene sì da Dio, ma attraverso l’uomo, attraverso il suo lavoro. Per mezzo del lavoro l’uomo può trasformare il mondo in cui abita.

Il Rev. Prof. Paul O’Callaghan (Professore ordinario di Antropologia Teologica alla Pontificia Università della Santa Croce, Roma) riflette sulla tesi sostenuta dal Rev. Richard Turnbull ed espone la prospettiva protestante dell’antropologia e della vita della grazia.

Il lavoro come liturgia - Prof. Schlag, Prof. O'Callaghan, Prof. Turnbull 

 

L’uomo, mediante il lavoro, deve procurarsi il pane quotidiano e contribuire al continuo progresso delle scienze e della tecnica, e soprattutto all’incessante elevazione culturale e morale della società, in cui vive in comunità con i propri fratelli. (Laborem exercens, 1)

Attraverso il lavoro l’uomo si prende cura del cosmo in cui abita, proseguendo l’opera di Adamo che per primo si occupò del Tempio di Dio, il Paradiso.

Il Mons. Prof. Martin Schlag (Alan W. Moss Endowed Chair for Catholic Social Thought all'Università St. Thomas, Minnesota, US, Direttore del John A. Ryan Institute, Minnesota, US, Direttore del Centro di Ricerca MCE, Roma), il Rev. Prof. Paul O’Callaghan (Professore ordinario di Antropologia Teologica alla Pontificia Università della Santa Croce, Roma) e il Rev. Prof. Richard Turnbull (Direttore del Centre for Enterprise Markets and Ethics di Oxford e Professore alla Saint Mary's University di Twickenham, Londra) riflettono insieme sull’importanza del lavoro ordinario come spazio in cui glorificare Dio e sul tema del lavoro come liturgia.

 

La contemplazione nel lavoro - Mons. Prof. Schlag

 

Che cos’è la contemplazione? Che funzione ha e quando compare il suo concetto?

In tutto il suo magistero Giovanni Paolo II intende la contemplazione come guardare il mondo con gli occhi di Dio.

Prendendo le mosse dall’Enciclica Laborem Exercens, il Mons. Prof. Martin Schlag (Alan W. Moss Endowed Chair for Catholic Social Thought all'Università St. Thomas, Minnesota, US, Direttore del John A. Ryan Institute, Minnesota, US, Direttore del Centro di Ricerca MCE, Roma), offre una riflessione teologica cattolica sulla contemplazione nel lavoro e pone in dialogo l’insegnamento di Giovanni Paolo II con quello di Josemaría Escrivá, con l'obiettivo di mettere a fuoco il messaggio spirituale di quest ultimo, per il quale la contemplazione in mezzo al mondo era di centrale importanza.

Il valore della contemplazione - Rev. Prof. Mendoza, Mons. Prof. Schlag

 

Cosa vuol dire contemplare nel lavoro e attraverso il lavoro? Cosa aggiunge la contemplazione all’azione umana?

Il Rev. Prof. Cristian Mendoza (Professore di Dottrina Sociale della Chiesa alla Pontificia Università della Santa Croce) dialoga con il Mons. Prof. Martin Schlag (Alan W. Moss Endowed Chair for Catholic Social Thought all'Università St. Thomas, Minnesota, US, Direttore del John A. Ryan Institute, Minnesota, US, Direttore del Centro di Ricerca MCE, Roma) sul tema della contemplazione, riflettendo sul valore che questa aggiunge all’azione umana e sottolineandone l’importanza nel lavoro come porta d’accesso verso Dio.

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